Quando stai per accogliere un nuovo membro nella tua famiglia hai tantissime ansie e aspettative. Ti chiedi com’è il suo carattere, se è mangione, dormiglione, qual è il suo gioco preferito, come sarà il vostro rapporto.

Ѐ qualcosa di assolutamente normale e inevitabile. L’importante è non cadere in un errore frequente: confondere il cane della tua fantasia con quello che poi effettivamente arriva a casa.

Per tutto il mese di agosto, Lady era rimasta in rifugio, perché aveva appena subito l’intervento di sterilizzazione e per precauzione abbiamo deciso di rimandare il suo ingresso in famiglia a quando si sarebbe ripresa. In un mese la mia fantasia l’aveva disegnata diverse volte.

Come immaginavo Lady? 🤔

Immaginavo Lady come un cane molto dolce, giocherellone, energico come altri cani da caccia, ma “delicato”, essendo lei sempre vissuta in un recinto, lontana dal resto del mondo. Si sarà presentato proprio questo cane alla mia porta di casa?

Intanto mi preparavo ad accoglierla. Ecco il kit di sopravvivenza per i neo-padroni che ho acquistato:

  • una cuccia morbida;
  • due ciotole, una per il cibo, l’altra per l’acqua;
  • un pacco di croccantini (ebbene sì, anche io ho ceduto inizialmente all’indiscutibile comodità del cibo processato. Me ne sono pentita? Assolutamente sì, ma ne parleremo più approfonditamente in un articolo dedicato all’alimentazione naturale del cane);
  • giochi vari (palline, ossi di gomma e peluche);
  • sacchetti per raccogliere le deiezioni e un portasacchetti da attaccare al guinzaglio;
  • guinzaglio e pettorina di riserva (un kit mi è stato già fornito dalle volontarie).

Il primo incontro

Il giorno in cui Lady è arrivata a casa per la prima volta lo ricordo come se fosse ieri. Era il 30 agosto 2019.

La volontaria mi aveva comunicato che avrebbe raggiunto Roma non prima delle 19:00, dopo aver portato a termine i suoi impegni di volontariato. Ero in ansia: per tutta la vita mi ero preparata a questo momento (se vuoi sapere come, ti invito a leggere il mio articolo in cui spiego com’è nato il mio amore per i cani) e improvvisamente sentivo di non esserne capace. Avevo scritto un messaggio su Whatsapp alle mie migliori amiche:

E se fossi brava con tutti i cani, tranne con il mio?

Loro, intenerite dalla mia agitazione, nel vano tentativo di placare il mio flusso di coscienza, mi hanno spiegato che questa ipotesi non si sarebbe verificata, perché “prendersi cura di un cane è una questione d’istinto“. Dopo le prime settimane mi sarei resa conto che non è proprio così, ma questa è un’altra storia.

Quando la volontaria mi ha scritto che a breve sarebbe arrivata, il cuore ha iniziato a battere all’impazzata. Ero sola in casa: il mio compagno (ora mio marito) era stato trattenuto a lavoro. Ho pensato:

Che sfiga!

E poi sono arrivate le 19:00, la volontaria ha suonato ed è iniziata questa avventura.

Il primo sguardo

Lady era in un angolo esattamente sotto il citofono del mio portone. Era talmente acciambellata su se stessa da sembrare molto più piccola. Tremava tantissimo.

Ciao, sono Germana. Felice di conoscerti di persona. Questa è Lady.

Ciao, io sono Marina. Andiamo su?

Lady, però, non aveva le mie stesse intenzioni. Aveva affrontato un viaggio di 30 minuti: per un cane non abituato ad andare in macchina è un tempo pressocché infinito. Non aveva mai visto una città con tutti quei rumori, quegli odori diversi rispetto a quelli della campagna. Conclusione, nonostante i nostri ripetuti inviti a entrare, è rimasta piantata per terra all’ingresso del cancello. La volontaria ha deciso quindi di prenderla in braccio e accelerare i tempi, affinché potesse stare in un posto più tranquillo.

Non so spiegarvi la sua espressione quando ha visto per la prima volta l’ascensore: le deve essere sembrato come una trappola in movimento, senza via d’uscita.

Quando finalmente siamo arrivati a casa, abbiamo lasciato Lady all’ingresso, subito dopo la porta, ancora visibilmente agitata e terrorizzata.

Avevo immaginato diversamente il nostro primo incontro: non speravo che facesse i salti di gioia, ma neanche che rischiasse di farsi venire un infarto. Mi dicevo:

Dopo tutto è entrata a far parte di una famiglia che ha iniziato ad amarla già in foto.

Ma lei effettivamente questo non poteva saperlo.

Mi fai vedere la casa? Devo capire se è idonea. Lady lasciamola in pace, così si ambienta.

Ho mostrato il nostro piccolo bilocale alla volontaria: nessun soprammobile o pianta alla sua portata, balcone chiuso con una rete, spazio per il cibo e per il riposo adeguato. Ho così superato l’esame.

Mi sembra tutto ok! Posso andare via.

E, io cosa faccio con Lady? Trema, non si muove. Non ha nemmeno bevuto l’acqua!

Ma la volontaria non sembrava affatto preoccupata:

Non preoccuparti. Mettile la ciotola vicino e ignorala. Fai quello che avresti fatto in casa se lei non ci fosse stata. Ormai è ora di cena, cucina. Sentirà dei rumori e spinta dalla curiosità prima o poi si alzerà.

Non avendo alcuna esperienza e travolta dal mio senso di inadeguatezza, ho deciso di ascoltare il consiglio. Ho salutato Germana e ho iniziato a cucinare. Di tanto in tanto andavo a curiosare, le facevo una carezza. Le ho anche scattato una foto, che vi condivido:

prima fotografia Lady a casa
La prima fotografia di Lady a casa.

Dopo circa un’oretta ho notato che iniziava ad alzarsi e avvicinarsi alla porta della cucina, ma appena la guardavo si bloccava. Ho così continuato a ignorarla, fino a quando l’ho trovata vicino a me. Il primo ostacolo era stato superato.

Poi è arrivato Mattia, ha conosciuto la nuova arrivata, abbiamo cenato, coccolato Lady e quando si è addormentata sulla sua mattonella della cucina preferita, siamo andati a dormire. Ha riposato tutta la notte serenamente. Verso le 6 si è svegliata e non vedendoci ha iniziato a pigolare, l’abbiamo chiamata ed è venuta a dormire con noi in camera da letto, sempre per terra.

Il primo giorno era concluso. I prossimi sarebbero stati più facili? No di certo.

Come sono state le prime settimane con Lady in casa?

Un incubo. Lady viveva con noi da poche settimane, ma continuava a essere un cane estremamente pauroso. Era evidente che nei primi mesi di vita non aveva conosciuto molto del mondo, neanche il piacere di:

lady dorme su mattonella in cucina
  • dormire su una cuccia morbida, passava gran parte del suo tempo sulla sua mattonella in cucina;
  • giocare con una pallina o una corda. Ancora oggi, li guarda con estrema indifferenza. Abbastanza presto ho invece capito che preferiva giocare con i peluche, probabilmente perché riusciva ad “affondare” il morso, attività che trova più appagante.
  • Le passeggiate erano seriamente un incubo: ci mettevamo due ore per fare il giro dell’isolato. I primi giorni non camminava, i successivi si bloccava, anche nel bel mezzo della strada, per fissare le macchine, i cassonetti, le biciclette, qualsiasi cosa fosse nuova per lei. Cambiava decisamente atteggiamento quando riuscivamo ad arrivare al parco vicino casa: improvvisamente la coda, che fino a un attimo prima era stata tra le gambe, si rilassava. La curiosità arrivava alle stelle. Si sentiva più a casa lì. Era difficilissimo riportarla in appartamento e la presenza dell’ascensore non aiutava.

    Anche fare i bisogni era un problema: in casa non ha mai fatto una pipì, ma anche fuori la situazione non cambiava. I primi giorni faceva una sola pipì ogni giorno e mezzo. Inutile era passare ore fuori casa. Quando ho chiamato preoccupata il nostro veterinario dell’epoca, mi ha risposto che era una reazione da stress. Effettivamente con il passare dei giorni il problema si è attenuato, fino a risolversi del tutto, man mano che iniziava a fidarsi di me e Mattia ed apprezzare la sua nuova vita in città.

    In presenza degli altri cani appariva sempre incuriosita, ma cauta. Non era una cucciola invadente. Subito, però, ha dimostrato di avere dei problemi di gelosia: ho perso 10 anni di vita, quel giorno in cui ha deciso di ringhiare a una Rottweiler solo perché si era avvicinata a me per avere una carezza. La nuova “amica” non ha gradito la sua presa di posizione e ha tentato di aggredirla. Ancora oggi, evito di dare troppe attenzione agli altri cani in sua presenza: cerco di mantenermi neutrale, per evitare risse.

    Insomma, Lady non era un cane facile, ma nessuno lo è, chi più, chi meno. La sua adozione ha messo in evidenza un dato che prima di allora avevo trascurato: prendersi cura di un cane non è solo una questione d’istinto, bisogna studiare e affidarsi agli esperti (soprattutto se sei alla tua prima esperienza o adotti un animale con un passato complesso). Apprezzo molto infatti una tendenza che si sta affermando nell’ultimo periodo, quella di rivolgersi a un educatore cinofilo prima ancora di accogliere il nuovo arrivato in casa: l’esperto infatti ti guida nella scelta del soggetto più adatto a te, partendo dalla conoscenza del tuo contesto famigliare e del tuo stile di vita. Così facendo è più facile arrivare al “match perfetto“.

    Per questo ho deciso di rivolgermi fin da subito a un educatore cinofilo che potesse guidarmi in questa fase delicata, ma ne parleremo in un articolo dedicato a come scegliere l’educatore cinofilo giusto.

Informazioni sull'autore

Ciao, mi chiamo Marina, sono una giornalista con la passione per i cani. Da poco tempo ho deciso di cambiare vita e lavoro. Sto studiando per diventare educatrice cinofila e insegnare alle persone come comunicare in modo corretto con il proprio amico a quattro zampe.

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1 commento

  1. […] Quando parlo delle prime settimane insieme a Lady, le descrivo sempre come un incubo: non era solo spaventata dal mondo, stava fisicamente male. Fin dalle prime settimane è capitato che avesse degli episodi di febbre inspiegabile, attacchi di diarrea e vomito, letargia. I veterinari inizialmente hanno motivato tutto con lo stress: per lei passare dalla vita di campagna alla vita di città era stato sicuramente un grosso cambiamento. Per lungo tempo questa teoria sembrava essere più che plausibile. Anche io avevo convissuto tutta la vita con i problemi di pancia e sapevo che in periodi di stress potevano acuirsi. Mi ripetevo: […]

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